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Dicembre 2010 - n. 4

Editoriale........ 2 ) Aquila.............3 첫 Artisti del.......6 Fumetto 첫

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DebbieDillinger..8 첫 Seriali ....... 10 sul serio Grimorius......14 첫 Osservazioni... 22 sul Fumetto )


Editoriale Numero dicembrino della nostra rivista, e copertina in tema, stavolta senza uno dei personaggi delle storie ma con “l’uomo mascherato” di Natale, il rosso Santa Claus. Le nostre storie a fumetti proseguono con la loro corsa, mentre giunge alla fine il primo degli interventi all’interno della rubrica “Osservazioni sul Fumetto”, l’articolo sull’analisi dell’importanza di Jack Kirby nelle sceneggiature da lui disegnate nell’universo Marvel. Quindi dal prossimo numero un nuovo argomento, in quelle pagine. E presto avremo un nuovo fumetto, dato che “Aquila” si avvicina velocemente alla conclusione, tra un paio di numeri. Una novità ancora più grande riguarda invece un nuovo progetto editoriale della DTE, in fase di completamento. Si intitola “Gli Archivi del Fumetto”, ed è incentrato sul proporre ai lettori italiani personaggi del passato, talora inediti, in cicli di pubblicazioni completi e cronologici, corredati da articoli di documentazione storica. Come “Continua...” è strutturato con una rivista e vari volumi che ne raccoglieranno i contenuti, e la cui vendita avverrà tramite il sito della casa editrice. Vi saranno però varie differenze: • la rivista sarà tri- o quadrimestrale e non mensile; • il primo dei tre-quattro numeri annui sarà disponibile gratuitamente on-line, gli altri saranno cartacei e potranno essere acquistati singolarmente o in abbonamento con uno sconto; • il numero che sarà disponibile on-line potrà anche essere acquistato in versione cartacea; • sulla rivista verranno pubblicate storie complete; • la rivista presenterà, per tre-quattro numeri consecutivi, storie di un gruppo di personaggi, per ciascuno dei quali verranno realizzati uno o più volumi con la raccolta delle storie; • dal numero successivo la rivista presenterà un nuovo gruppo di personaggi, sempre per tre-quattro numeri consecutivi; • i volumi verranno messi in vendita dopo l’uscita dell’ultimo numero del ciclo di presentazione dei personaggi, e raccoglierà anche storie che sulla rivista non appariranno; • ogni volume sarà la raccolta completa e cronologica delle storie pubblicate originariamente in un periodo preciso - da un anno a un triennio, in funzione della quantità di storie - in modo che l’insieme dei volumi presenti l’intero corso di pubblicazione del personaggio; • anche i volumi potranno essere comprati singolarmente o con uno sconto in caso di abbonamento. Una anteprima di quello che potrà essere la rivista la potete avere scaricando la bozza di stampa dal sito della casa editrice http://dte.altervista.org/pubblicazioni/ArchiviFumetto/DTEArchivi-bozza-low.pdf (click sulla scritta per scaricare il file). Come detto prima, il progetto è in fase di completamento, una data ipotetica di partenza è Giugno 2011, ma la data effettiva verrà comunicata solo nei prossimi mesi. E ora godetevi, nelle basse temperature di fine 2010 e inizio 2011, le nuove puntate dei nostri tre fumetti. E appuntamento al 30 Gennaio con il numero 5 di “Continua...”!!! Daniele Tomasi ______________________________________________________ Per scaricare la rivista e per prenotare i volumi vai al sito http://dte.altervista.org/continua/

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periodico mensile sul Fumetto, formato digitale, diffusione gratuita numero 4 Dicembre 2010 Pubblicato da DTE - Daniele Tomasi Editore via Trieste 60, 09048 Sinnai (CA) dteditore@gmail.com http://dte.altervista.org Il nome, il formato, le caratteristiche grafico editoriali sono proprietà dell’editore. I fumetti e gli articoli pubblicati sono proprietà dei rispettivi autori. La riproduzione di qualunque materiale presente nella rivista è consentita solamente con l’autorizzazione scritta dei proprietari. Le immagini presenti negli articoli sono riportate solo per finalità descrittive e sono proprietà degli aventi diritto.

font per i testi: Century Gothic font per la testata: CooterCandy font per la grafica interna: SwingSet BB

illustrazione di copertina: Daniele Tomasi “Aquila” soggetto di Gianfranco Loriga sceneggiatura di Jo Pili disegni di Daniele Tomasi “Debbie Dillinger” testi di Sergio Calvaruso, Marco Rizzo e Alessandro Scalmani disegni di Daniele Tomasi “Grimorius” testi e disegni di Stefano Pavan e Mirko Benotto chine di Mirko Benotto e Daniele Tomasi


di G.Loriga, J.Pili, D.Tomasi

LORIGA, PILI, TOMASI




Artisti del Fumetto

di Daniele Tomasi

Donald (Don) L. Newton, pittore, disegnatore e scrittore di

fumetti, nasce il 12 Novembre 1934 a St. Charles, Virginia (USA), e muore il 19 Agosto 1984 a Phoenix, Arizona (USA). Appassionato di fumetti dall’infanzia, compie studi artistici e insegna disegno in un liceo quando entra nell’ambito del fandom statunitense diventando un importante illustratore per numerose pubblicazioni - oltre cento - realizzando copertine in stile pittorico - come quelle su Flash Gordon e Tarzan qui a fianco - oppure a china - in basso alcune delle sue realizzazioni, tra cui una da professionista per la nota Comicbook Price Guide - illustrazioni e fumetti. La sua prima striscia, “The Savage Earth”, fu pubblicata dal 1968 al 1970 sulla prozine Rocket’s Blast ComiCollector. I vari tentativi di passare al professionismo furono vanificati dal risiedere lontano da NewYork, sede delle più importanti case editrici, le quali richiedevano di avere gli artisti in prossimità. Dal 1974 divenne professionista lavorando per la Charlton Comics - una casa editrice di media grandezza con sede in Connecticut - alla serie “The Phantom” e soprattutto su storie horror, e realizzando numerose copertine per serie horror e sentimentali. Nel frattempo mantenne il suo posto di insegnante, dato che la Charlton pagava con i più bassi compensi del settore, e fece alcuni lavori anche per la Marvel Comics. Inizio a lavorare per la DC Comics nel 1977 con vari personaggi, inchiostrato da differenti autori - in una sola occasione fu inchiostratore delle proprie matite - e dal 1978 lasciò l’insegnamento. Nel corso della sua carriera lavorò alternativamente per le due più importanti case editrici statunitensi, spostandosi dall’una all’altra attratto dai compensi offerti. Newton era un disegnatore estremamente dettagliato nelle matite, anche per assicurarsi che l’inchiostratore rispettasse il suo stile. La insoddisfazione di un lavoro di inchiostrazione fu infatti uno dei motivi per cui lasciò la Marvel per la DC. L’ultimo lavoro assegnatogli dalla DC prevedeva di essere il matitista titolare su Infinity Inc., cominciando con 5 tavole interne al n.11 e con l’intera storia dal n. 12. Newton morì di attacco cardiaco, legato a un disturbo alla trachea, quando aveva realizzato una storia “fill-in” e 3 delle 5 tavole. Per rendergli onore la DC fece inchiostrare le tre tavole al suo inchiostratore preferito e fece realizzare il lettering da un letterista suo amico e concittadino. Inoltre, per poter inchiostrare anche la storia “fill-in” che venne stampata nel n.13, lo stesso inchiostratore fu autorizzato dalla Marvel, con cui aveva un contratto, a lasciare per un mese la serie a cui era stato assegnato. Riferimenti: • “Interview With Don Newton”, The Collector 17, 1969 • “I Like to Tell Stories With Pictures”, The Charlton Bullseye 5, 1976. • http://www.donnewton.com • http://en.wikipedia.org/wiki/Don_Newton (

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Artisti del Fumetto

Aquaman, Batman, Captain Marvel, Flash, GreenLanterns Spectre, Superman, WonderWoman ©DCcomics CaptainAmerica, IronMan ©MarvelComics, Phantom©KingFeatures Syndicate

Don Newton disegnò le origini di Captain Marvel, il suo personaggio preferito, in un numero speciale di Rocket’s Blast Special #8, riprendendo le tavole originali di C.C.Beck. Siamo nel 1971, anni prima del passaggio al professionismo, e le tavole, che cercano di rispettare gli originali del 1940, mostrano già un notevole livello qualitativo.

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di S.Calvaruso, M.Rizzo, A.Scalmani, D.Tomasi



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- Tavole domenicali di “TARZAN” dal 27/9/31 al 25/4/37. Questa nuova analisi si occupa delle tavole domenicali di “Tarzan”. Analizzeremo più di cinque anni, quelli della gestione di Hal Foster. Non con la pretesa di essere esaustivi ma con l’obiettivo di fornire nuovi esempi di uso “strategico” della serialità. Analizziamo, anzitutto, la tavola domenicale in sé. Esistono due tipi di tavole domenicali. Quelle che raccontano la settima puntata della settimana, prosieguo naturale delle strisce quotidiane ma con un respiro più ampio rispetto a quelle dei giorni feriali, come visto la volta scorsa nel caso di “Spider-Man” (in questo caso non si tratta sempre di tavole ma, talvolta, di una serie di tre/quattro strisce). E quelle che raccontano storie che avevano un corso tutto loro, a cadenza settimanale, a volte sussistenti al fianco delle strisce quotidiane ma raccontanti una storia a sé stante, indipendente e slegata da quella dei giorni feriali, come nel caso di Tarzan che qui prendiamo in esame. La forma tavola domenicale ha il grosso vantaggio, rispetto alla striscia quotidiana, di avere più respiro narrativo. È sicuramente molto più facile raccontare una storia in 10/12 vignette che in 2/3. Le storie saranno, quindi, sicuramente più articolate e non troppo compresse. Lo svantaggio, nel caso analizzato, ossia quello della cadenza settimanale, sta proprio nell’approccio con la serialità. Le strisce domenicali di questo tipo, infatti, tengono il lettore del quotidiano in sospeso per una settimana, col rischio che il lettore dimentichi la trama. Bisogna tener presente, tra l’altro, che non si tratta di albi a fumetti, acquistati esclusivamente per leggere un fumetto, ma di una pagina di quotidiano, letta spesso in maniera attenta, come sottolineato in conclusione citando Manning White e Abel, ma altrettanto spesso, da parte della fetta di lettori meno appassionata, distrattamente. L’impegno per tenere viva l’attenzione del lettore, quindi, deve essere maggiore, se si vuole che l’opera abbia successo. Questi traguardi sono stati raggiunti da vari fumetti pubblicati in tavole domenicali, ma noi, in questa puntata, andiamo a scoprire i trucchi narrativi di uno solo dei personaggi di maggior successo: Tarzan. Tralasceremo, a questo punto della rubrica,

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di Cesare Giombetti il classico cliffhanger, ormai noto a tutti, e analizzeremo le ulteriori tecniche utilizzate da Foster in questo fumetto. Le storie in oggetto sono tratte dai volumi 1-6 della serie “Tarzan”, edizione PlanetaDeAgostini del 2007. Chiaramente si tratta di materiale reperibile sia in inglese che in italiano in tante edizioni, ma noi ci siamo attenuti all’ultima ristampa italiana. Il primo escamotage fidelizzante che andiamo a osservare è quello che ci sentiamo di battezzare “dalla padella alla brace”. La tecnica consiste nel far terminare la tavola domenicale con una vignetta che descriva una situazione di grave pericolo, che preparerà all’inizio e allo svolgimento della tavola della settimana successiva. Questo sarebbe un normale cliffhanger, se non fosse che il trucco viene ripetuto per settimane, così da tenere il lettore col fiato sospeso anche per mesi in una situazione di tensione, risoluzione, nuova tensione e così via, creando nel lettore quella sensazione di ansia come se si trovasse, appunto, dalla padella alla brace, senza troppo riposo da una tensione all’altra, e creando un crescendo di difficoltà. Di questa tecnica troviamo un esempio nelle tavole dal 25/9/32 al 13/11/32, con una sequenza di ultime vignette che descrivono le seguenti situazioni: 1. (25/9) un gigantosauro emerge dall’acqua protendendo il collo verso i protagonisti (vignetta doppia, tra l’altro); 2. (2/10) il gigantosauro minaccia nuovamente i protagonisti (ancora vignetta doppia); 3. (9/10) il gigantosauro si alza in piedi e minaccia Tarzan che credeva di aver trovato un rifugio sicuro sopra un albero; 4. (16/10) Tarzan sembra avere la meglio sul gigantosauro, ma un ruggente sibilo echeggia per la foresta;


Seriali sul serio 11 5. (23/10) il gigantosauro è presto sconfitto da un tirannosauro, ma questi si rivolge poi verso i protagonisti; 6. (30/10) i protagonisti trovano una via di fuga ma questa è interrotta da un fiume; 7. (6/11) Tarzan riesce a superare il fiume evitando anche i coccodrilli ma, risalendo l’ultima liana, si trova di fronte a una pantera che lo fissa; 8. (13/11) Tarzan trova una via di fuga ma la pantera gli balza, comunque, addosso. La stessa tecnica la ritroviamo, qualche tempo dopo, nelle tavole dal 21/2/37 al 28/3/37: 1. (21/2) degli arcieri assediano un palazzo in fiamme nel quale si trova Tarzan; 2. (28/2) Tarzan e i suoi, trovata una via di fuga, sono scoperti dai nemici armati; 3. (7/3) nuovo assalto dei nemici; 4. (14/3) il re alleato di Tarzan è minacciato alle spalle da un coltello; 5. (21/3) alle spalle di Tarzan si apre una botola; 6. (28/3) apparentemente non accade nulla di grave. Semplicemente Tarzan prende una decisione, ma la tensione cresce nuovamente con la didascalia finale che recita: “Grave errore!”. Riportiamo solo questi due esempi, ma si ritrovano spesso di queste situazioni nelle tavole di Tarzan, a volte anche solo per due settimane o tre. Un ulteriore escamotage consiste nella lunghezza delle storie. Tenere il lettore legato a una saga lunga era un ottimo modo per fidelizzarlo e appassionarlo) all’esito della trama. Foster, nella sua gestione, creerà due storie lunghe: quella ambientata fra gli egizi e quella fra i vichinghi. La prima delle due, infatti, inizia il 4 dicembre del 1932 e termina l’8 aprile ’34. Quasi due anni!!! La seconda ha inizio il 26 maggio del 1935 e termina il 22 dicembre dello stesso anno. Più breve dell’altra, ma pur sempre lunga! Questa tecnica, poi, si combinava a un’altra che permetteva di renderla più efficace e ovviare al rischio insito, ovvero la noia. La tecnica combinata era quella dell’inserimento di una nuova trama all’interno

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della principale. Con un escamotage narrativo si interrompeva la narrazione per iniziare una nuova storia nella storia, che poi terminava in concomitanza con la ripresa della trama principale. Si otteneva così di spezzare l’eventuale monotonia e di creare una lunga suspense nei confronti della trama interrotta. Nel primo caso trattato la digressione dura poco meno di venti settimane e nel secondo una decina. Siamo vaghi sui numeri perché stabilire dove inizi la digressione può non essere semplice. Esistono infatti tavole di transizione che, magari, sono ancora legate alla trama principale, anche se pochissimo, e queste possono far variare leggermente il calcolo, a seconda delle interpretazioni. Preferiamo, quindi, non essere in questo caso troppo precisi, anche perché non è rilevante ai fini della nostra analisi. L’ultima tecnica che esamineremo sarà quella che possiamo definire della “quiete prima della tempesta”. Si tratta di far andare la trama verso una soluzione serena fino alla penultima vignetta, per poi svelare che niente è sereno nell’ultima, dove si introduce un elemento di tensione. Questa tecnica permette di far rilassare il lettore, evitare la monotonia dell’ansia continua e risolvere delle situazioni della trama ma, nello stesso tempo, permette di riaprire i giochi dopo la fase di rilassamento. Vediamo un esempio nella tavola del 27 gennaio 1935 dove per sette vignette si ha la classica situazione di lotta e ciò che ne

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consegue (il trasporto in barella di Boghdu, la scimmia). L’ottava vignetta è di transizione e descrive uno spostamento. Nella nona si ha il calo della tensione con l’insediamento al trono di Tarzan. La decima amplifica il rilassamento con l’omaggio tributato a Tarzan da parte della tribù che ora egli comanda. Qui si potrebbe concludere la tavola, ma Foster non rinuncia a crearsi un collegamento con la nuova puntata e inserisce nell’ultima vignetta il nuovo elemento di tensione, presentando due cospiratori. Grazie a queste tecniche, all’epoca, si otteneva un forte senso di attesa. Questo fatto, unito alla qualità delle storie, generò quel fenomeno per cui i fumetti furono, per molti anni, il primo motivo di acquisto del quotidiano. Ce lo confermano i due studiosi David Manning White e Robert H. Abel: «Ci sono innumerevoli […] esempi: quando Dagwood e Blondie non sapevano decidersi sul nome del loro secondo bambino, più di quattrocentomila lettori si offersero di risolvere il loro dilemma; […] Milton Caniff ebbe l’audacia senza precedenti di uccidere un personaggio dei fumetti (Raven Sherman) e fu assalito dai lettori infuriati che manifestavano la loro violenta indignazione per la sua sfrontatezza» (Manning White, D. e Abel, R. H. “Introduction: Comic Strips and American Culture” in The Funnies: an American idiom, 1963; trad. it.: “Introduzione: i fumetti e la cultura americana” in Il fumetto e l’ideologia americana, Bompiani, 1966, Milano, p. 11) e ancora: «Quando fu rivelato al pubblico degli anni ’30 che Joe Palooka


13 (NdR: famoso personaggio dei comics) si manteneva in forma mangiando formaggio, le vendite di questo latticino aumentarono in modo così impressionante che l’Istituto Caseario Nazionale incoronò in segno

di riconoscenza il creatore di Palooka, Ham Fisher, “Re del Formaggio per il 1937”» (ivi, p. 28). Più chiaro di così.

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di M.Benotto, S.Pavan, D.Tomasi


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22 Osservazioni sul Fumetto Jack Kirby – Writer and Artist

di Mario Atzori -3° ParteIl Re Eccoci finalmente a parlare delle storie che il Re produsse in completa autonomia. In poco meno di dieci anni (dal 1970 al 1978) Kirby creò una mole immensa di nuove serie con un’infinità di personaggi e concetti che sottolineano quanto, negli ultimi anni con Lee, a causa di vari malumori [1] avesse infilato il freno alla sua creatività. Solo una piccola parte di questi albi tocca il tema supereroistico (“Capitan America” e “Pantera Nera”), per il resto si tratta di storie che ibridano questo genere con la fantascienza (“Quarto mondo”, “O.M.A.C”, “Gli Eterni” e “Mister Macchina”) sino a sconfinare nella fantascienza pura (“Kamandi” e “2001: Odissea nello spazio”). Per il resto il Re, forte della sua personalità artistica, non teme l’incontro con nessun genere, ecco allora l’horror (“Demon” e “Spirit world”), i racconti di guerra (“The losers”), storie di gangster (“In the day of the mob”) e ancora serie di pochi albi o che addirittura non videro mai la luce (“True case of divorce” e “Soul love”)[2].

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Tutte queste serie ebbero uno scarso o nullo successo commerciale ma in questa sede vorrei limitarmi a valutarne la qualità. Del resto tra le serie di quegli anni di scarso successo ma di qualità altissima ricordo “Silver Surfer” di Lee/Buscema, “Xmen” di Thomas/Adams, “Nick Fury” di Steranko e persino il primo “Conan”. Per giudicarle non sarebbe obbligatorio il confronto con quelle “scritte” da Lee ma visto che è su questo punto che convergono le maggiori critiche... Ecco come genericamente sono state presentate in Italia: Luciano Secchi stroncò tutto i lavori di Kirby come scrittore, perché “noiosi e verbosi” [3]. M.M.Lupoi disse delle storie di Cap dei ’70: “nessun supervisore con un briciolo di cervello le avrebbe mai potuto approvare” trasformando, secondo lui, Cap in un “burattino patriottico di cartapesta” [4]. Andrea Plazzi si domanda retoricamente: “C’è qualcosa in comune tra le storie e (soprattutto) i dialoghi, freschi e scattanti, capaci a volte persino di un certo coinvolgimento emotivo, di tante storie “dal volto umano” della seconda “Golden age”


Osservazioni sul Fumetto 23 firmate Lee/Kirby e le costruzioni colossali, spesso affascinanti ma altrettanto spesso goffe, infantili, poco credibili proposte dal solo Kirby nel suo Quarto Mondo o negli Eterni. Ben poco mi sembra.” [5] e poi ancora ”Lavori ancora oggi ricordati tra i suoi migliori ma sicuramente privi di quell’umanità e di quella sensibilità che avevano reso grandi e vicini al cuore dei lettori i suoi Fantastici 4” [6]. Come potete notare al di là di una questione che potrebbe essere solo di gusti personali si ribatte spesso sulla mancanza di continuità tra le storie scritte in coppia e quelle del solo Kirby, ed è questa la cosa che trovo più incomprensibile. L’Equazione Antivita, il Boomdotto, i Raggi Omega, la Scatola Madre sono una prosecuzione diretta del Cubo Cosmico, la Zona Negativa, l’Alveare o il Pianeta Vivente, tanto da sottolineare quanto possa essere stato limitato l’apporto di Lee a quelle storie. Senza Kirby, Lee ha continuato a scrivere belle storie ma quel tipo d’idee non le ha più avute. Certo nei “Fantastici Quattro” anche solo con i dialoghi portava la narrazione dalla sua parte ma “Capitan America” e “Thor”, soprattutto nelle storie degli ultimi anni di collaborazione tra i due, sembrano già testate del solo Kirby. Se confrontiamo “I Nuovi Dei” con “Thor”, “Gli Eterni” con “Gli Inumani”, “Capitan America” dei ’70 con “Capitan America” dei ’60 o “The Losers” con “Nick Fury e il suo commando”, aldilà dell’evoluzione dell’autore e del fatto che Kirby non copiava se stesso, i temi, i personaggi e gli schemi narrativi sono identici. Trovo molta più continuità tra questi esempi che tra Capitan America o Thor di Lee&Kirby e l’Uomo-Ragno o Devil di Lee con Romita e Colan.

Anche senza il contributo di un editor, Kirby ha creato delle saghe lineari (con la sola eccezione del “Quarto Mondo” [7]), piene di trovate e personaggi. Certo, talvolta i suoi eroi sono solo un veicolo dell’azione senza troppe connotazioni, ma questo succedeva anche con i caratteri di Cap e Thor nelle storie che firmò insieme a Lee. Ognuno è libero di non apprezzare i suoi fumetti ma non riconoscere la continuità di tutta la sua opera mi sembra miope. E comunque non tutti i suoi personaggi sono così. Un “eroe” come Orion che dovrebbe essere il “buono” ma ride come un pazzo mentre uccide i cattivi va già oltre il dualismo bene/male che c’è spesso tra Thor e Loki o Cap e il Teschio rosso. Sono personalità ben espresse anche quelle di Izaya (che ferma una guerra perché ha capito che talvolta, se vogliamo la pace, siamo costretti a venire a patti col peggiore dei nostri nemici), o dell’ambiguissimo Metron (metafora della ricerca della scienza al di là del bene e del male), o dei cugini di Pantera Nera “eroi per caso”, o del tormentato Mister Macchina o ancora quelle dei tanti comprimari di Kamandi o degli episodi della serie “The Losers”. C’è comunque un ultimo particolare che caratterizza tutte le creazioni di Jack Kirby ed è l’uso ripetuto dell’elemento autobiografico. Il suo vissuto spunta di continuo sin dai suoi primi albi, via via per tutta la sua carriera. Negli anni ’70 poi, senza le “aggiustature” di Lee, le storie di Kirby rivelano spesso un sottile senso di sconfitta che le rende, rispetto a quelle dei ’60, più tragiche, violente e piene di un’umanità “vera”. Nell’introduzione al libro di Mark Evanier, “Kirby - King of comics”, Neil Gai-

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24 Osservazioni sul Fumetto

man dice “Ma ciò che mi conquistava, a ripensarci, era lo storytelling e, in contrasto con la grandiosità del suo fantastico e dei suoi mondi impossibili, i piccoli momenti di deliziosa umanità che Kirby si soffermava a descrivere.” In queste piccole pause, nel fluire delle vicende mirabolanti, attraverso questi brevi momenti di umanità, si possono sentire i suoi sentimenti, le sue esperienze, la sua visione dell’esistenza senza mediazioni. E’ questo il valore aggiunto che rende quelle storie cosi intense, anomale e autoriali all’interno di Marvel e D.C. Sono racconti che per lui forse rappresentavano una sconfitta ma che gli hanno consentito di completare al meglio e come nessun altro su quegli albi, il racconto della sua vita. M.A.( [1] Oltre ai malumori per il dover rifare spesso i finali delle sue storie (a sue spese) Kirby si era legato al dito il fatto che Lee avesse varato una nuova testata con Silver Surfer (personaggio creato da Kirby in completa autonomia sui F4) senza interpellarlo e

prendendosene tutti gli onori. Decise allora di tenere le sue idee per sé, iniziando a preparare i bozzetti dei New Gods. [2] Quelle citate sono solo una parte di quelle create in quel decennio. [3] Da “Jack Kirby un re a metà”, pubblicato in Eureka, Novembre 1979. [4] Pubblicato in Star Magazine, n. 6, Febbraio 1991. [5] Da “Di chi è la corona del re?”, pubblicato in Star Magazine, n. 8, Aprile 1991. [6] Da “… e lo chiamarono “Il Re”, pubblicato in Ratman Collection, n.33, Novembre 2002. [7] Il “Quarto Mondo” è il punto più alto della sua creatività ma rimane aldilà di tutto un capolavoro mancato. Questo non solo a causa della chiusura anticipata delle testate ma soprattutto per la confusione narrativa di molti episodi che probabilmente ha contribuito, insieme agli inchiostri di Colletta e ai vari volti ritoccati di Superman e Jimmy Olsen, all’insuccesso della serie.

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il prossimo mese col numero a partire dal 30 Gennaio!!! Ricordati di scaricarlo gratuitamente dal sito internet http://dte.altervista.org/continua/

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